Sabato 23 luglio
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Fratelli, mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio.
Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me.
E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me.
Benedirò il Signore in ogni tempo.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.
L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.
Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.
COMMENTO
IO SONO LA VITE, VOI I TRALCI
Gesù non poteva essere più chiaro nel farci comprendere la strettissima unità che Egli vuole tra noi e Lui. È uno dei punti più sbalorditivi del Cristianesimo, inesistenti presso qualsiasi altra religione. Tutte le religioni, infatti, concordano sul fatto che la Divinità Assoluta rimane irraggiungibile e separata da noi: noi possiamo, nella migliore delle ipotesi, contemplarla o farci assorbire da essa come gocce che scompaiono dentro l’oceano. Il Cristianesimo, invece, pur insegnando che Dio è infinitamente più grande dell’uomo e non è riducibile ad alcunchè di finito, insegna anche che Egli vuole renderci partecipi di Sè in una comunione totale di vita. In questa comunione l’uomo non scompare come una goccia nell’oceano, ma raggiunge la perfezione del suo ‘io’ nell’unità perfetta con l’”Io” divino.
Scrive il grande filosofo russo Vladimir Solov’ev (1854-1900): “L'idea unitotale può realizzarsi o incarnarsi definitivamente solo nella pienezza delle individualità perfette, il che significa che il fine ultimo di tutto il processo è il massimo sviluppo possibile di ciascuna individualità nella più completa unità di tutti” (da “Il significato dell’amore e altri scritti”, ed. La Casa di Matriona, p. 101).
Il massimo sviluppo possibile di ciascuna individualità nella più completa unità di tutti: questo è il Paradiso, ovvero, come dice Solov’ev, la realizzazione dell’unitotalità in Cristo.
Questa affascinante verità teologica non è un semplice concetto, ma è il contenuto di un’esperienza. La nostra vita può farne esperienza, come una caparra, già su questa terra. Si chiama ‘Chiesa’, che è il luogo dell’unitotalità nel cammino in questo mondo e nella gloria eterna. Come? Attraverso l’Eucarestia e la Confessione e la carità che ne deriva: il cristiano è chiamato a vivere così, nell’unitotalità con Cristo e con la sua Chiesa. Perciò la vita cristiana è una stretta unione continua con Cristo e un serio impegno di dedizione alla sua compagnia che è la Chiesa, qualunque sia la condizione di vita in cui siamo stati messi.
Santa Brigida, dapprima come madre di otto figli, e poi come mistica e fondatrice di un ordine religioso, ci ha insegnato a vivere così.
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